I barcon del Navili (Alvaro Casartelli)
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Testo originale | Traduzione letterale | |
I barcon del Navili
T'han
saraa
foeu, o barcon, da la cittaa
Col temp che corr a svelt, cont el progress,
Navili bell, sott terra saraa dent,
Navili bell con quell'acquetta smorta
l'acquettina
sfrisàda de
crespìtt
acquetta inargentada da la luna,
acquetta grisa del navili frecc,
sul fond del ciel nebbios
smaggiaa de nev,
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Gh'è pù quij ciuff di piant
adree a la sponda,
Addio, quadrett arios cont el molin,
Addio, bell pont ornaa di
Sirenètt,
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Addio, me car barchett del temp passaa,
addio, mè car barcon, 'me ona
navàscia
che
l'inzigàva on
bròcch
inscigheraa,
Addio, navili bell, addio barcon,
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
E num de spess te vègnom a cercà
se sbassa l'ombra de la sera in pas,
Gh'è quell che va, come se perd el vol,
Col sò ciarin sul pal
taccaa a la ponta
El son d'ona campana che la prega
la dòndola su l'acqua on'orazion
se sent che l'acqua la borbotta a pian
E
giugattànd la luna, sul navili,
in de la nott d'argent senza color |
I barconi del Naviglio
Ti hanno tagliato fuori, o barcone, dalla città dove sei passato per cinquecento anni, e intanto il tuo naviglio l’hanno coperto, l’hanno sotterrato senza suonare le campane.
Con il tempo che scorre veloce, con il progresso, addio battelli, addio, in quattro e quattr'otto ti hanno fermato lì accanto ai tuoi magazzini, a Porta Nuova e a Porta Ticinese.
Naviglio bello, rinchiuso sotto terra, ti hanno messo addosso la pietra tombale costruita con la sabbia e il cemento: addio, naviglio verde, addio barconi.
Naviglio bello con quell’acquetta pallida che diffondeva frescura d’estate, che scivolava fin quasi alla porta, sulle pietre arroventate dal sole della città.;
l’acquettina scolpita da increspature per l’aria che tremava sul naviglio, mentre sulle piante dei bei giardini riposava un uccellino con il suo bisbiglio;
acquetta inargentata dalla luna, o ricamata dal riflesso delle stelle, che l’inondava e come in una culla mi cullava i sogni nel cervello;
acquetta grigia del naviglio freddo, quando la bianca neve stendeva il suo lenzuolo sopra le strade e sopra i tetti, scioglieva i fiocchi, si perdeva
sul fondo del cielo nebbioso macchiato di neve, andando, con la malinconia alleggeriva quel fagotto ben greve che mi gelava in testa tutta la fantasia.
......................................
Non ci sono più quei ciuffi di piante lungo la sponda, quei salici piangenti dei giardinetti con i loro capelli che accarezzavano l’onda che nello specchiarsi baciavano il barcone.
Addio, quadretto arioso con il mulino, degno del pennello maestro di un pittore, o quel riflesso grazioso di un bel giardino che componeva un quadro di valore.
Addio, bel ponte ornato di Sirenette, bellezza della via San Damiano, che quasi dava l'effetto vero di un quadro di Venezia qui a Milano.
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
Addio, mio caro battello del tempo passato, quando sfilavi bello e trionfante e pieno di gente in mezzo alla città, fermandoti alle scalette di tanto in tanto;
Addio, mio caro barcone, come una vecchia nave che affonda nell’acqua sotto il peso dei sassi, o colmo di sabbia a compiere l’opera, con l’uomo lungo la sponda passo dopo passo,
che sollecitava un povero cavallo annebbiato, (tutto pelle e ossa che avanzava a spintoni avvolto nella spossatezza, senza fiato, come un morto in piedi che cova il suo malessere).
Addio, naviglio bello, addio barcone, amico che hai servito l’ingegno dell’uomo, che hai portato anche pietre con solerzia per avviare la fabbrica del Duomo.
. . . . . . . . . . . . . . . . . .
E noi sovente ti veniamo a cercare nelle ore più quiete della giornata, nell’ora in cui finisce il lavoro, e l’acqua pare lì mezz' incantata:
scende l’ombra della sera in pace, al posto del sole c’è un colorino rosato, e nell’acqua della darsena che tace i barconi sono lì come agnelli accucciati.
C’è quello che va, come si perde il volo, è ormai lontano sull’onda, un guscio di noce; è sera; va, si perde assieme al sole: si accendono le luci, si spengono tutte le voci.
Con il suo lume sul palo appeso a prua ne arriva un altro come un ombra piana che sull’acqua spunta in mezzo alle case: è l’ultimo remo che ritorna a casa.
Il suono di una campana che prega si diffonde sopra ogni casa, pare che persino il barcone si inchini dinnanzi alla Madonna, anch'esso a pregare;
dondola sull’acqua una preghiera con il rosario, sotto gli occhi delle stelle, come una culla ballano i barconi fasciati nella notte, avvolti nel suo velo;
si sente l’acqua borbottare sommessa e con la luce riflette intorno le chiacchiere che si perdono della nostra Milano, mentre i battelli si cullano.
E giocherellando la luna, sul naviglio, specchiandosi nell’acqua imbrillantata, si sbriciola, andando in visibilio, canta a tutte le barche la serenata:
nella notte d’argento senza colore canta a tutte le barche una canzone. Inonda tutto con i suoi raggi d’amore, e sotto le stelle sognano i barconi… |
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