In Corso di Porta Nuova
In Corso di Porra
Nuova, al ventidue,
c'era la casa dove
sono nato:
un portone, quattro
piani,
tre cortili
e una ringhiera lunga
che attaccava
l'una all'altra le
stanze come vagoni
di una tradotta che
non andava mai…
Quanti bei sogni ho
fatto sui quei vagoni
che erano le mie due
stanze!
Fuori dal mio uscio, a
primavera,
mentre io studiavo il
mio latino,
sentivo il cinguettare
d'un canarino, la
canzone d'una ragazza
innamorata che
stendeva i panni del
bucato.
Avevo un buon orecchio
e conoscevo le voci
una per una:
al quarto piano la
maestra
che suonava il
pianoforre.
una vittima innocente
dei suoi gorgheggi un
po' da cocorita…
Al terzo piano un
ragazzetto con un violino
che mi infastidiva con
il suo frin-frin.
Chiacchericcio di
donne
miagolii di gatti sui
tetti,
sulle scale,
zufolate e passi di
uomini;
e poi, nota speciale,
quando passava il tram
era un ron-ron per
tutto il casamento…
Ma quando leggevo, non
udivo nulla:
sulla piattaforma di
quel mio vagone,
tirato da una motrice
di fantasia
ero a Parigi insieme a
Jean Valjean,
ero ad Oria col Franco
e la Luisa,
a Barga con Mariù. . .
Lasciavo il lago con
Renzo e con Lucia,
tutto incantato in un
mondo di poesia.
In Corso di Porta
Nuova al ventidue
c'era... c'erano i
miei quindici anni,
c'era un'età di gioia
senza i tormenti e
senza le delusioni
che mi aspettavano
fuori dal portone