El cavall de bara (Delio Tessa)
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Testo originale | Traduzione letterale | |
El cavall de bàra
Andà a torna per Milan
rebuttònen, pesten caj,
Mi che son già de natura
slonghi el còll de chì e de là
giusta quand, se la ven fada,
salta indree!... ghe giughi el coo
e scarlighen via quiett...
...e ghe n'è de sti
pán pòss
i colònn de San Lorenz
in poltròna d'on Antòni
d'on cavall de bara! gh'è
lassemm stà, tiri pesciad!»;
ma zucconi, cristianin!
pressa, e mì coss'óo de facch»
cicch e ciacch e tira e tira,
cicch e ciacch e pioeuv e pioeuv...
a ona gesa de Milan...
là! son mort! hin trenta mja,
come incoeu...doman des mja,
d'ona gesa? tiremm là,
Chì gh'è on car...là gh'è on tramvaj
sòna pur che no me moeuvi!...
E lì, saldo! el s'è inciodaa,
«Và t'impicca! vedet nò ...và là!
uuuh...và là!...no 'lpò speccià
bòtt! giò «Maledetta
ciólla!»
chì fermass! pròpi chinscì,
oh dess! nanca pinco! l'eva
Finalment, dòpo on bell poo...
lù e la bara: «cicch e ciacch...
se fa prest, adess ch'el pioeuv, |
Il cavallo da tiro (Trad. di Dante Isella)
A girare per Milano in certe ore, è un affar serio! carri, vetture,una confusione di tram, gente su gente,
urtano, pestano calli, “ahi! ma guardi dove và!” se poi devi attraversare, non ti dico... sono guai!
Io che sono già per natura pauroso e, non bastasse, sono anche debole di vista, sicuro! guardo innanzi, ai lati, dietro,
allungo il collo di qua e di là come gli orsi nelle gabbie, dico un pater e poi… sotto! prendo lo slancio e mi butto a capofitto
proprio quando, se capita, mi viene contro un camion a tutta velocità… - ahi, ahi ,ahi – Gesù che spavento!
salta indietro!... ci scommetto la testa che faccio ridere i Vigili! Benedetti quei paciocconi che se la prendono comoda
e se ne vanno via tranquilli… mentre viceversa, io, ragazzi miei! di tanto in tanto, mi prendo uno spavento che mi fa rientrare il latte!
… e ce ne sono di questi posapiano che non si scansano mai e se ne impippano dell’Olanda, che possono cascare loro addosso
le colonne di San Lorenzo e non fanno un passo in là: per esempio, quel melenso di un mio amico, quel mustafà
in poltrona di un Antonio Galbarini è uno di questi, sissignore! e ieri ne ho veduto proprio un altro; un tremendo
cavallo da bara! non c’è da ridere, perché anche le bestie hanno il loro carattere… ci sono le cattive: “guai se mi intesto,
lasciatemi stare, tiro calci!”; ci sono quei poveri turlurù che si lascian pestare, bonaccioni indifferenti,
ma cocciuti, vivaddio!! come quel cavallo da bara che passava in via Torino. “Tutta questa gente magari ha
fretta, ma che ci posso fare io?” - mi pareva che dicesse - “Anche a correre per me è lo stesso… poi sono stanco, non ne posso più!
cicch e ciacch e tira e tira, io vado piano: pesta pure! tanto, quando cala il sole è sera! io vado piano: tu pesta pure!
cicch e ciacch e piove e piove… su queste pietre quando è bagnato si fa presto a cadere... porto le canne per l’organo nuovo
a una chiesa di Milano… sono sfinito… non ho neppure fame… picchia pure che tanto io vado adagio!... non vedo l’ora di buttarmi
giù! son morto! sono trenta miglia, con questo carico di canne sul groppone… e avanti tutto l’anno con questa vita: trenta miglia
oggi… domani dieci miglia, posdomani, magari niente, poi ancora dieci… quindici… e via! ma dov’è questo sacramento
d’una chiesa? tiriamo avanti, cicch e ciacch… finché c'è fiato… che rovesci! Sono tutto fradicio… da che parte ha da passare?
Qui c’è un carro… là c’è un tram che mi viene sulle corna… suona! sfogati pure!... vado sulle rotaie per farti dispetto… guarda! suona,
suona pure che tanto non mi muovo!... anzi toh| mi fermo; prendi su! è già un po’ che mi scappa… voglio pisciare, proprio, provo!”
E lì, fermo! si è piantato, e in mezzo alla strada, ecco allarga le gambe!, ha lasciato andare un diluvio d'una pisciata!
“Va ad impiccarti! non vedi che c’è il tram davanti?...va là! uuh… va là!… non può aspettare un momento? che fretta!” e giù
botte! giù “maledetto bischero!” giù con il manico della frusta! “Hai finito di svuotare l'olla?” porco vacca!… uuh!… proprio
qui fermarsi! proprio qui, maledetto, sulle rotaie!... oh! che furia! forza, dai, poggia… tira… forza…” oh sì!
macché! manco il diavolo! era fermo lì, e neppure di un pelo ha potuto smuoverlo; pareva che avesse messo le radici!
Finalmente, dopo un bel po’…, quando ebbe terminato le proprie faccende, quel beato pantalone si è avviato crollando la testa
lui e la bara: “cicch e ciacch… avete fretta? tanto meglio! non mi scaldo: io sono stanco e vado piano che su queste pietre
si fà presto, ora che piove, a fare uno sdrucciolone!” … Ha svoltato in via Lupetta lui e le canne per l’organo nuovo! |
bàra
carro a due o quattro
ruote per trasporto foraggi o merci pesanti
capellon
vigile urbano, dal grande cappello, una volta cilindrico come una stufa da cui: ghisa
cavàll de bàra (o cavallòn)
cavallo molto robusto da tiro
ciólla
sprovveduto; ha perduto nel tempo l'origine oscena
el mostafà
dovrebbe essere A: Galbarini,
compagno di Tessa al liceo e all'università.
Olanda
forse antica reminiscenza delle guerre per le
Fiandre a fine '600
pán pòss
pane posato, raffermo
rabadán
forse da ramadam, festa araba che seguiva il mese d'astinenza
slavésg
da slavasgià (oggi slavagià) - lavare di grosso
tobís
miope
Commento
Lirica del 1912 (doppie quartine di ottonari). "La poesia doveva far parte di una collana non realizzata "I me besti".
Idillio estremamente vigoroso, truculento, ma sempre in chiave umoristica,
un vero divertissement...La composizione ha un forte ritmo dialogico.
Per goderla appieno occorre leggerla e rileggerla per entrare non solo nel
linguaggio, ma anche nel vernacolo dei carrettieri. Nel contrasto sembra più
umano il linguaggio del cavallo che quello del suo conduttore. Il tema degli
animali parlanti e pensanti è molto antico. In questo alveo si ritrova anche
Tessa ma senza, a quanto pare, un riferimento preciso salvo al verso 55
"Anca a cor per mì l'è istess..."motivo classico da Fedro (L'asino e il
padrone).
In quale misura il cavallone è controfigura di Tessa che sentiva il
proprio impiego come fardello?" (Claudio Beretta)
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