La fontana del Castell (Paola Donzelli Barris)
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Testo originale | Traduzione | |
La fontana del Castell
Veduda de lontan, l'è tant 'me on vèll,
Ma, veduda vesin, l'è on altr'affari:
E quand in certi or de la giornada el soo el giuga in l'acqua in moviment,
Seri al Castell, antigh 'me la befana, |
La fontana del Castello
Vista da lontano, è come un velo, bianco e sottile come quello di una sposina, davanti alla porta grande del Castello; oppure… anche una nebbia fine, fine, che, invece di finire in quel cielo lontano, quasi rasenta il terreno.
Ma, vista da vicino, è un altro affare: mille spruzzi d’acqua zampillano dal basso, si lanciano con gran forza su per aria, lì si incontrano, s’incrociano, fanno la lotta, poi, sbriciolati in milioni di gocce e goccioline, fanno, cadendo nella vasca, un laghetto.
E quando in certe ore della giornata il sole gioca nell’acqua in movimento, si rimane con la bocca spalancata davanti ad uno spettacolo sorprendente: si trasformano le gocce come d’incanto in rubini, in topazi, in bei brillanti.
Ero al Castello, antico come la Befana, con certe piante, tutte rosa in primavera, che fanno da bello scenario alla fontana dove cinguettano uccellini mattina e sera. Non basterebbe questo angolino per contrastare chi dice che a Milano… non c’è niente di bello? |
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