In morte di Domenico Balestrieri (Giuseppe Parini)
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Testo originale | Traduzione | |
In morte di Domenico Balestrieri
Sta flùtta milanesa, on gran pezz fa,
Lor poeu morinn, e questa la restè
Anca lu, pien de meret e de lod,
Ragazz del temp d'adess, tropp insolent, |
In morte di Domenico Balestrieri
Questo
flauto milanese, molto tempo fa, era del
Maggi; e poi capitò nelle mani
di altri due o tre, ma di quelli che sanno suonare un
flauto come si deve, Essi poi
morirono e questo rimase a Meneghino
che lo ha saputo far ridere e
piangere con tanta grazia che è ben
difficile poterlo eguagliare. Anche lui
pieno di meriti e di lodi Adesso è
morto; e quel bravo strumento È restato
là a casa sua appeswo a un chiodo. Ragazzi del
giorno d’oggi, troppo insolenti, lasciatelo
stare dov’è!...non fatevi ridere dietro! Che, per
suonarlo, non basta soffiarci dentro! |
flùtta flauto
Commento
Quel flauto è stato poi colto, diciotto anni dopo, dal giovane Carlo Porta con il genio di una vocazione sincera. Nell'Almanacco egli si presenta come "el lava piatt del Meneghin ch'è mort" che fuor di metafora è un giovane allievo che tenta di emulare la gloria di Domenico Balestrieri.
In dodici storie, titolate ai mesi dell'anno, e infine in una tredicesima morale, il Porta modestamente riassume le sue ambizioni di giovane poeta.
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