Testo originale | Traduzione letterale | |
I cereghètt
Quand i
piccitt nel ciel
sgòren
in pressa
Faccitt
scapùsc, faccioeu de
moscadell,
Litighen a chi tocca i
àmolin
Te
mènen el turibol sott'al nas |
I chierichetti
Quando gli uccellini nel cielo volano veloci o si abbassano sull’acqua a bagnare il becco, sono come i chierichetti durante la messa, che sull’altare fanno tanti salamelecchi e si danno da fare con la stola e con le pianete con centomila milioni di scivoloni.
Faccine da birbanti, e faccette dolcissime, con la testa a ricci raccolti come cavatappi, con gli occhi celesti come un angioletto; non lasciano perdere occasione per ridere, o bisbigliare, scherzare pian piano, come fa col topolino il gatto soriano.
Litigano su chi spettano le ampolline e corrono a chi per primo prende il messale, si stuzzicano tra di loro come i moscerini, si tirano per il camice stazzonato, poi scuotono il campanello così forte tanto che in Paradiso si svegliano tutti i Santi.
Ti passano il turibolo sotto al naso e gli fan fare certe piroette, finché il sacrestano arriva, e per l’occasione allunga loro quattro schietti scapaccioni. A quel rimprovero in sacrestia si comportano tutti, come uccellini, quando volan via. |
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