Commento
Il Vicolo privato dei lavandai, sul Naviglio Grande, che in origine si chiamava Vicol di bugandee (da bugada=bucato) viene citato in un documento che risale al 1560 a proposito di una vendita di terreni sui quali sorgerà una casa padronale la cui entrata era nel luogo chiamato Rizzolino, fossetto che scorre lungo il Vicolo. Si chiama "dei lavandai" perchè il mestiere in origine era esercitato dagli uomini. Dall'inizio del '700 il vicolo fu abitato dalle famiglie dei bugandee. I panni lavati venivano stesi sulla grande distesa di prati allora esistenti, un grande forno a legna serviva per scaldare l'acqua che veniva poi venduta a secchi. C'era poi la bilancina che pesava il "paltone" (specie di residuo di sapone a basso costo). Le lavandaie lavavano chine sul "brellin" (inginocchiatoio), con accanto la "scorba" (borsa), il "cavagnin" (cestello) e "el seggion" (secchio pieno di panni)
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