L'esule (Vespasiano Bignami)                                                       

 

Testo originale Traduzione letterale 

 

L'esule (1875)

 

Dalla vetta più guzza dell'Alpi,

Con lo sguardo rivolto alla bassa,

Ti saluto, spolpata carcassa,

E ti dico: A ben vèdes. .. mai pù!

 

Dopo tanto che ho fatto e disfatto

Per lo bene,  trattarmi in sto modo!

Cara Italia, te 'l dico sul sodo,

Non riesco a mandarmela giù.

 

Quel che infine ti andavo chiedendo

L'era forse pretesa inscì stramba?

Viver bene menando la gamba

Non è forse il diritto comun?

 

Sono io forse che ha detto a mio padre

E a mia madre di mettermi al mondo?

O magara speravano in fondo

Ch'io campassi restando digiun?

 

Ma sapete che questa l'è sceffa!

Dar la luce ad un povero cristo,

Poi, bon giorno a colui che t'ha visto,

Nella ruota fan gli occhi girar.

 

E pazienza codesto! È di giusto

Se i parenti si trovano a fuglio ,

Se barbellan nel mese di luglio,

Che la patria ci debba pensar.

 

Ma la patria che ingrassa a milioni

Tanti porci che fanno un bel niente,

La resigna alla povera gente

Fin lo scarso morsello di pan.

 

Intretanta si vien grandi e grossi. . .

L'appetito ci toglie la vista. . .

La Questura ci tiene di pista. . .

E comincia una vita de can.

 

Quel che ho fatto, tentato, pensato,

Per portarmela fuori con brio,

Non lo posso sapere che io,

lo soltanto lo posso contar.

 

Una volta ho trovato, per caso,

Un borsino in saccoccia ad un tale,

E in compenso sto porco animale

«Dàlli al ladro» s'è messo a gridar.

 

Ho mollato più peggio che in fretta

Per non farmi trovare in ritardo,

Ma ho dovuto rubare un folardo

Per potermi asciugare il sudor.

 

Ho inciocchito una qualche pivella

per poterla... non so se mi spiego. . .

Feci male, Sì questo no 'l nego,

Ma ne fan de più sporche i signor .

 

Ho provato anche a fare il ferito

Che ha difeso la patria contrada;

E cantando romanze per strada

Col berretto da prode guerrier,

 

Bravamente scondevo il mio braccio

Tal e qual come 'l fosse stroncato,

O tenevo il mio piede imbindato

Sdolorando con fare sincer.

 

Ho buttato gli anelli per terra,

Poi, fingendo di averli trovati,

Li ho venduti per fini e bollati

Al primm asen venutomi a tir.

E si parla di libera Chiesa

Combinata col libero Stato!

E si legge di spesso stampato:

«Siam fratelli! Siam cento città!»

 

Bagoloni! trovatene un altro

Da sgonfiare «Siam tutti fratelli»

Ma a buon conto lor tengono i ghelli,

E mi invece me tocca a scappà.

 

E per cosa? M'han visto una sera

A sforzare una porta bel bello. . .

(Gamba Carlo!. " ho veduto un cappello! . . .

Che mi inseguan perfino quassù?

 

Dalla vetta più guzza dell'Alpi,

Con lo sguardo rivolto alla bassa,

Ti saluto, spolpata carcassa,

E ti dico: A ben vèdes. .. mai pù!

 

 

Commento

L'esule significava anche emigrato (per necessità). Gli esempi più lontani sono Berchet, Il trovatore (1821) che ispirò anche Verdi; Fantasie (1829), dove compare l'esule che ha ispirato Bignami, e anche L'han giurato. Gli ho visti in Pontida. Bignami era scapigliato e criticava la sua società, come Paolo Valera e Bertolazzi, non era ancora socialusta, ma ne fu accusato quando scrisse più tardi La portinara. L'esule di Bignami è un lestofante diventato tale per disavventura: trovatello (la ruota), mentre i ricchi ingrassano non facendo niente. Barrella ha ripreso Bignami intorno al 1925. L'esule «dalla vetta piu guzza» vede l'Italia dove, grazie al fascismo (è sua opinione), bisogna lavorare, e rinuncia al ritorno.(Claudio Beretta)

 

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