La mia povera nonna la gh'aveva (Carlo Porta)
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Testo originale | Traduzione | |
La mia povera nonna la gh'aveva La nonna in del morì la me diseva: Quand ecco tutt a on tratt Napoleon Credeva de fann pù nanch on boccaa: Eppur in sti agn passaa |
(Versione italiana a cura di Dante Isella) La mia povera nonna aveva La nonna nel morire mi diceva: Quand'ecco, tutt'a un tratto, Napoleone Credevo di non farne più neanche un boccale: Eppure, in questi anni passati
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el guardian | il padre guardiano, il superiore del convento |
inscambi | in cambio, invece |
S'ciavo suo | propriamente: schiavo suo, addio, amen |
scusavem | scusavamo, nel senso di "farne a meno" |
soppressàda | propriamente: il colpo del ferro da stiro, stiratura, ma è usato scherzosamente per la sua assonanza con "soppressione" |
vassij | plurale di "vassel", propriamente botte |
Commento
Questo sonetto "caudato" risale probabilmente all'autunno del 1810, dopo la soppressione, per decreto napoleonico, dei conventi e degli ordini religiosi e affronta uno dei tanti aspetti sociali sconvolti e rinnovati, in quella fase di accelerati mutamenti politici.
Il proverbio "Usellin tira a casa el porscellin" (dona poco e avrai molto) che si legge nel sonetto non è, come dice Dante Isella e al pari di altri proverbi, come viene ritenuto, verità semplice e universale, eredità della «saggezza» antica, ma è invece veicolo di pregiudizi e conservazione, piccolo concentrato di ideologie retrive, «povera sapienza».
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