Sull'insensibilità nei confronti delle donne (Carlo Alfonso Pellizzoni)

                                                                                                                                                           

 

Testo originale

Traduzione

 

Sull'insensibilità nei confronti delle donne

 

Se malarà, per moeud de dì ona vacca,

on manzett, on vedell, ona buscina;

se corr in pressa a toeu de la triacca,

se va a Saronn a toeugh la medesina;

ma, se l'è on omm, no ghe n'importa on'acca,

anca ch'el vaga in l'ultema ruina!

«Costen sossenn i besti (disen lor)

e i omen nassen senza spend on bor!»

 

Se hin poeu donn che se mala, pover donn!

La pu part hin trattaa pesg che ne i cagn!...

Ch'in contra tucc, non ghen fan mai de bonn;

e, se patissen, l'è domà sò dagn!

Nè el speziee, nè el medegh de Saronn

ghe troeuven mai pu el cunt de fa guadagn;

nissun ghe va a trovaj, nissun s'insogna

de fagh la servitù che ghe bisogna!

 

E zert resgiò (canaja marcadetta!)

se no basta d'avègh minga de cura

e de no fa quij coss che ghe s'aspetta

per obblegh de giustizia e de natura,

i tègnen lì talment a la dietta,

che queighedunn van in la sepoltura

fors pussée per la famm, de quell che se sia

per iffett de tutt' altra malattia.

 

Tutta la sova cura la consist

in dagh quei gott de broeud amalastant

quand veden che no poden pù resist,

e che ghe manca el fiaa de tant in tant,

quand el curat el ghe consegna el Crist,

e che ‘l ghe dà el bondì con l'oli sant;

quand, in sostanza, per spiegamm pu prest,

hin pu de l'olter mond che nè de quest!

 

Pover donn disgraziaa! Cossa gh'è vars

el sò dovrà la zappa, el sò struziass,

se per la paga di sudor ch'han spars,

in ultem se redusen a sti pass!

Che el mangià che ghe dan l'è talment scars

che no ghe n'han assée de sostentass,

e no gh’han nanca on dì prima che moeuren,

de podè sagollass fina che voeuren!

 

 Sull'insensibilità nei confronti delle donne

 

Si ammalerà, per modo di dire, una mucca

un manzetto, un vitello, una vacchetta;

si corre di premura a prendere della “triaca'”

[unguento che cura tutto], si va a Saronno a

prederle la medicina; ma, se è un uomo,

non glien'importa un'acca, anche che vada

all' ultima rovina! «Costano molto le bestie (dicono loro)

e gli uomini nascono senza spendere un quattrino!»

 

Se sono poi donne e si ammalano, povere donne!

La maggior parte sono trattate peggio delle cagne!....

Tutti sono contro di loro, non gliene fanno mai una buona;

e, se patiscono, è solo loro danno!

Né lo speziale, né il medico di Saronno ci

trovano mai più il modo di farci guadagno;

nessuno va a trovarle, nessuno si sogna di

prestare i servizi dei quali avrebbero bisogno!

 

E certi capifamiglia (canaglia maledetta!)

se non basta il non averne cura ed

il non fare qualcosa che loro spetterebbe

per obbligo di giustizia e di natura,

le tengono lì talmente a dieta che

alcune vanno alla sepoltura forse più

per la fame che quello che sarebbe

l'effetto di tutt'altra malattia.

 

Tutta la loro cura consiste nel dar loro

qualche goccia di brodo a mala pena, quando

vedono che non possono più resistere e che

manca loro il fiato di tanto in tanto, allora

il curato consegna loro il Cristo e dà loro

il buon giorno con l'olio santo, allora,

in sostanza, per spiegarmi più prestamente,

sono più dell' altro mondo che non di questo!

 

Povere donne disgraziate! Cosa è valso loro

usare la zappa, il molto affaticarsi, se come

paga dei sudori che hanno sparso, da ultimo

si riducono a questi passi poiché il cibo che

loro danno è talmente scarso che non ne

hanno abbastanza da sostentarsi e non hanno

nemmeno un giorno, prima che muoiano,

da potersi satollare finché vogliano!

 

Commento

La lirica non ha titolo, ma l'abbiamo intitolata noi "Sull'insensibilità nei confronti delle donne" in quanto l'autore tiene a sottolineare che ai suoi tempi, mentre si aveva cura degli animali, non se ne aveva altrettanta nè per i contadini nè, tantomeno per le donne.

 

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