Carlo Alberti
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Profilo biografico | Opere | |
Nasce a Cernusco sul Naviglio il 15 gennaio 1921, primo di dodici fratelli, da Angelo, esercente di un negozio di calzature e da Angela Nebuloni. Frequenta, con ottimi risultati, il liceo classico a Milano, poi si iscrive alla Cattolica dove purtroppo non riesce a seguire gli studi con regolarità perché finisce sotto le armi. In ogni caso diventa insegnante di latino, come lo vuole il padre, ma le sua preferenze sarebbero rivolte al pianoforte e alla pittura. Dipinge infatti numerosi quadri da autodidatta; ma, eclettico com'è, successivamente si dedica alla fotografia e alla filatelia. La Poesia non è invece un "hobby" per l'Alberti, ma, come dice lui stesso, è un istinto che si porta dietro sin dai tempi del Ginnasio. La sua è inizialmente una vena romantica, poi diventa familiare e domestica con l'aggiunta di "bosinate" dialettali rivolte alla sua Cernusco e alle sue ubertose campagne. Nel 1965, passeggiando per queste campagne riscopre il suo interesse - già giovanile - per le pietre, i bei sassi e a questi dedica più di mille "rime". Si sposa e ha quattro figli maschi, ma le sue condizioni economiche non sono floride: lo dice lui stesso con queste parole: "Oggi (1978), dopo trent'anni di matrimonio, io sono ancora un poeta della povertà, e sono alloggiato in una casa non mia, sotto l'incubo dello sfratto. A tutt'oggi, senza avere mai pubblicato una sola quartina nè una pagina delle tante prose da me dettate e custodite gelosamente, sono ancora alla ricerca di un Editore e di un Mecenate, perchè tutta questa mia vita dedicata all'Arte (unitamente alla passione pert la Scuola) mi possa fornire qualche soddisfazione, forse non solamente letteraria."
(NdR: solo nel 1982 Carlo Alberti, appoggiato dal suo Comune riuscirà ad affidare all'Editore Garzanti la stampa della sua raccolta "I rimm del mè paes", florilegio di ben duemila poesie)
Ho nuotato per un oceano di sentimenti, temendo più volte di affondare travolto dai marosi della fatica e dell'impazienza: oggi, finalmente, sono giunto a riva.
C.Alberti
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